Patriziato
di Moghegno

Carraia Ronco Mariaccia

Dagli anni 1970 in poi la bassa Vallemaggia, specialmente il comprensorio situato tra Avegno e Someo, ha subito una significativa trasformazione, divenendo periferia di Locarno.

Se negli anni 1950 era la gente della valle che si spostava ed andava ad abitare in città (fenomeno dell`urbanesimo) , in questi ultimi decenni si è assistito ad un percorso inverso.

Il nostro territorio è stato cioè sollecitato ad accogliere nuovi insediamenti residenziali, turistici, nuove attrezzature, nuovi servizi, richiesti e voluti da una società completamente cambiata rispetto al contesto rurale - paesano di una quarantina d'anni fa.

Questa esplosione di infrastrutture cresciute ad un ritmo accelerato, non ha pero`mancato di mostrare il rovescio della medaglia, creando inevitabili conflitti e contrasti evidenti con i valori ambientali, naturalistici e paesaggistici presenti sul territorio.

Per rendersi conto appieno di tale situazione, basta percorrere con occhio attento e vigile, il magnifico sentiero posto sulla sponda destra del fiume Maggia, via che conduce dalla zona "Torbecc" di Avegno (situata oltre la passerella) e passando accanto alla "Lüveira" ( trappola del lupo ) e le cappelle del Vanoni di Aurigeno, prosegue verso i grotti e le torbe di Moghegno, i vigneti dei "Türn" continua lungo le "carraa" di Lodano, i rustici dell`Ovigo di Giumaglio, per concludersi alla passerella di Someo.

L'escursionista intelligente, interessato ad una corretta fruizione della natura, interessato ai valori artistici, etnici e storici dei vari luoghi incontrati cammin facendo, ne trae indubbiamente grande arricchimento e soddisfazione.

La tratta che unisce i grotti di Moghegno con la "Sgerbia" situata in prossimità del riale di Aurigeno, tratta lunga all`incirca un chilometro ci dà un significativo esempio di quanto asserito in precedenza.

Si tratta di una via di comunicazione ("carraa") larga e pianeggiante delimitata sia a valle che a monte da alti muri a secco, costruiti con le mani operose e callose dei nostri avi, guidati dalla genialità di qualche artigiano, coadiuvati da numerosi altri attori meno appariscenti, tutti desiderosi di contribuire con tutte le forze e tanta buona volontà alla realizzazione di un opera necessaria per le esigenze della popolazione contadina.

La necessità di spostarsi, secondo l`alternarsi delle stagioni, con uomini e bestiame verso stalle e vigneti o selve, richiedeva tale impegno che allora veniva effettuato con il sistema dei cosi detti "lavori in comune". Si trattava cioè della partecipazione gratuita di "uno per fuoco" imposta dalle Autorità locali, partecipazione che permise pero`allora di superare difficoltà innumerevoli con la minima spesa.

Camminando lungo questa via e guardando oltre il muro in pietra situato a valle della stessa, si costata come il rapporto tra il nucleo antico del villaggio di Moghegno e quella che era la vasta campagna circostante, sia profondamente mutato, in seguito al sorgere di abitazioni, alcune delle quali discutibili essendo cioè concentrate in spazi molto ristretti; appare inoltre evidente l`inestimabile ricchezza costituita dall`alternarsi di prati (di campi coltivati un tempo), vigneti, ottenuti dai nostri vecchi trasformando terreni aridi in luoghi fertili, come testimoniano appunto i numerosi ronchi, parecchi ancora coltivati; di altri rimangono le tracce che appaiono evidenti guardando a monte del muro.

Tracce che mostrano una moltitudine di terrazzamenti centinaia di pali di gneiss "caresc" alcuni dei quali oltre i due metri d`altezza, ricavati lungo le falde della montagna grazie all`arte dei contadini - tagliapietra e adattati a sostegno delle viti, nonché ripari contro i franamenti per garantire la sicurezza della gente che frequentava quei luoghi.

Una via che conduce infine ai freschi grotti (freschi grazie all'aria dei "fiadairöö" canali naturali che provengono dal centro della montagna), grotti contrassegnati dalle ruvide tavole di pietra, dove i nostri antenati, deposti i fasci di legna o di fieno che avevano gravato per delle ore sulle loro spalle, trovavano finalmente (al termine di giornate che iniziavano talvolta all'alba per concludersi quando nel cielo apparivano le prime stelle) motivi per fugare le loro fatiche, gustando qualche buon bicchiere di vino.

Un immenso patrimonio storico-ambientale, racchiuso in poco spazio,destinato malauguratamente a sprofondare nel dimenticatoioi, se non si riuscirà a mantenere agibile questa arteria, o meglio quest'opera d'arte delimitata dai muri a secco; in vari punti gli stessi complici anche le radici di alcuni alberi che si sono infiltrate nel manufatto, sono crollati o minacciano il peggio e lo sfacelo. Opere d'arte dicevamo eseguite allora a costi minimi, la riparazione delle quali comporta oggi cifre da capogiro.

Le Autorità locali o perlomeno le Associazioni che hanno a cuore il rispetto della natura, dell'ambiente, che credono nella valorizzazione e la conservazione di questi beni tradizionali, realizzati dagli abitanti locali, non possono certo rimanere indifferenti.